




La “Zeza di Bellizzi” è un Teatro popolare di Piazza di origini antichissime. Risale al ‘600 e affermatosi nel tempo a Bellizzi, frazione di Avellino, residenza estiva e di caccia dei Regnanti di Avellino, i Caracciolo.
La Zeza, incentrata prevalentemente su balli e canti popolari, si esibiva e si esibisce ancora attraversando le strade della città.
I Caracciolo, all’epoca, avendo gradito la rappresentazione popolare dal gran folklore, ne incentivarono il protrarsi nel tempo conservandone fedelmente i costumi, e nel contempo, preservandola da contaminazioni, stemperandone solo parzialmente il linguaggio inizialmente piuttosto colorito.
Nel corso degli anni la Zeza è stata insignita di numerosi riconoscimenti dalla critica, ed invitata ad esibirsi in vari Teatri italiani tra cui il Mercadante di Napoli, al carnevale di Venezia, Pisa etc…
Il testo però è stato scritto solo qualche decennio fa dal maestro Roberto De Simone, che lo inserì nella famosa “Gatta Cenerentola” vincendo il Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Caratteristica principale della Zeza di Bellizzi è il divieto assoluto di partecipanti di sesso femminile, pertanto gli attori nel tempo hanno affinato il maquillage e la cura minuziosa dei costumi, con una cura quasi maniacale per l’estetica.
La trama racconta di Pulcinella e la moglie Zeza. La coppia ha una figlia, Porzia, che intraprende una “Love story” con “Don Zenobio”. Il legame è fortemente ostacolato dalla gelosia del padre Pulcinella, nel quale prevale una radicata cultura patriarcale.
Ciò provoca esasperati conflitti generazionali, dove la ribellione della figlia e le imposizioni del padre si alternano. Pulcinella è accecato dall’obiettivo di tutelare l’onore della figlia.
La madre Zeza assume, di conseguenza, un atteggiamento da “ruffiana” in totale complicità con la figlia, per favorire gli incontri con l’innamorato.
Pulcinella, scoperta la tresca, irrompe violentemente e la storia va avanti tra colpi di scena e duri alterchi. Durante la lite Don Zenobio ferisce Pulcinella.
A questo punto Pulcinella viene guarito dallo stesso Don Zenobio, che studia Medicina ma solo in cambio della mano della figlia, e tra imprecazioni e richieste colorite da parte della moglie, la recita culmina in una ricomposizione bonaria.
La quadriglia finale esplode all’impazzata e chiude la festa del Carnevale con un tripudio di canti e balli coinvolgenti capaci di trascinare tutta la comunità. In questi giorni, visitando la pagina @irpiniaviaggiaeassagia troverete nelle stories i video dei balli e canti.
La Zeza di Bellizzi si onora di essere annoverata nei Beni immateriali della Regione Campania.
Molto interessante, mi piace quando si mantengono vive le tradizioni! Le donne un tempo non potevano fare il mestiere né di cantanti liriche né di attrici e per questo i maschi subivano interventi alle parti intime per far si che la voce rimanesse in tonalità alte e si truccavano per sembrare femmine.
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Grazie Roberta per le belle parole 😊 buona giornata
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