
Una tra le recensioni professionali della mia cara amica Rosa Bianco, rimanendo in tema “storie di donne” che condivido con piacere con voi lettori.
“Quello che le donne non dicono…”
RECENSIONE.
“Mamma Draga” di Salvatore Tofano – LFA Publisher
“Mamma Draga” di Salvatore Tofano è un romanzo non usuale, molto diverso dai suoi lavori precedenti. Narrato dal giovane Roberto, professore di filosofia al suo primo incarico in un paese del Sud, Torre di Sotto, dove conosce Alessia e la sua famiglia, in cui troneggia la figura dell’anziana Mamma Draga. Intorno a questa figura materna “patriarcale”, che egemonizza le sue relazioni con le quattro figlie e i generi, in nome di un millantato potere, che le deriva dal fatto di essere rimasta vedova e di dover provvedere da sola alla sussistenza della famiglia, si sviluppano il materiale narrativo, le azioni dei personaggi e i pensieri del narratore.
L’elaborazione stilistica e la narrazione dei fatti, secondo un preciso disegno, sono la chiave di volta dell’operazione del Tofano, che affida alla letteratura il messaggio da consegnare al lettore. Il messaggio o idea principe del romanzo, che è fortemente psicologico e introspettivo, é la narrazione della “storia” di un’anima, quella di Mamma Draga in ogni sua sfaccettatura, in ogni sua dimensione: emotiva, sentimentale, identitaria e dell’incontro o lo scontro del razionale con l’irrazionale.
Mamma Draga non ha avuto un matrimonio felice e per questo è possessiva con le figlie e le fagocita, al punto da renderne infelice la loro vita. Vivono tutte con lei, nella stessa casa con i mariti (solo Alessia non è sposata ed ha appena conosciuto il giovane professore di filosofia), isolate dal resto del mondo e asservite alla sua volontà. E’ il classico esempio di famiglia, che oggi verrebbe definita con una sola parola “disfunzionale”, dove non ci sono quelle risorse psicologiche, atte a favorire la coesistenza dei suoi membri in modo positivo e assertivo, ma al contrario è covo di odi, intrighi, malesseri e rancori.
Il clima in cui vivono tutti nella casa di Mamma Draga è lugubre e triste. Su di loro aleggia un’atmosfera inquietante, fatta di storie di stregoneria, di magia nera, di malefici e di omicidi. Per rendere questa atmosfera più avvincente, anche il linguaggio del Tofano si fa intrigante, ma chiaro e preciso nelle descrizioni e nelle argomentazioni, strategia letteraria che egli utilizza volutamente per dare maggiore forza e sostanza al senso del suo narrare, via via che il suo racconto si snoda.
Solo nell’epilogo finale Mamma Draga si ravvede e consapevolizza quella che per lei è una verità ineludibile: l’Amore, quello autentico, lei non lo hai mai conosciuto e non essendo stata amata, non ha saputo amare le figlie e donarsi a loro. Riesce quindi anche se ormai è troppo tardi, è anziana e malandata, a riscattarsi da una vita iniqua e a rivalersi sul male, che l’ha erosa per tutta la vita.
Il romanzo di Salvatore Tofano ha, perciò, una caratteristica unica: parla direttamente al lettore, non gli fornisce solo insegnamenti o strumenti concettuali e strategie psicologie, ma mostra anche le forme, le modalità in base alle quali, ognuno secondo le sue qualità, sensibilità e intelligenza, può attivare in sé un processo di sottrazione al nulla, senza disattivazione irenica dal dolore, senza superare in una sintesi superiore e utopica le antinomie costitutive dell’essere-al-mondo, senza ricadere nelle spire della trascendenza religiosa o della teleologia storica.
Rosa Bianco
Montefredane, 25 novembre 2022