Santuario di San Francesco a Folloni – Montella (AV)

Il Santuario Convento San Francesco a Folloni, deve il suo nome a San Francesco d’Assisi, a seguito di un Suo passaggio verso il Santuario di San Michele sul Gargano. Sembra infatti che allora il Santo avesse lasciato alcuni suoi confratelli nel bosco infestato dai briganti perché vi realizzassero la prima Chiesetta edificata nell’anno 1222, al tempo di Onorio terzo sommo pontefice.

Dal 1482 il convento ospitò anche la confraternita di San Bernardino da Siena, diventando nei secoli sempre più imponente grazie ai benefici dei sovrani che si succedettero sul trono di Napoli e alla generosità dei feudatari, compresa la trasformazione che il complesso visse soprattutto nel secolo XVI, cui contribuì notevolmente la famiglia Cavaniglia.

Il miracolo del leccio.

“Leggenda vuole che San Francesco, giunto a Montella, chiedesse ospitalità al feudatario presso il castello del paese. In assenza del signore, il castellano, ignaro della fama del poverello di Assisi, lo scacciò. Francesco, insieme ai suoi confratelli, si rifugiò allora nel bosco di Folloni, all’epoca infestato dai briganti, e passò la notte sotto un leccio. Quella notte nevicò abbondantemente e quantunque non avesse cessato, in tutto quel tempo, di far tantissima neve, nulladimeno non toccò quella né l’albero, né il luogo ove i frati dormivano. Il castellano insieme a tutta la popolazione accorsero la mattina dopo, e assistito al miracolo, chiesero a san Francesco di lasciare nel luogo due frati affinché realizzassero un convento”.

Il leccio del miracolo fu conservato come reliquia sotto l’altare della Chiesa per lungo tempo.

Si narra ancora che nell’inverno del 1224 i frati fossero rimasti bloccati dalla neve nella Chiesa nel bosco infestato dai lupi. Stavano per morire di fame, quando sentirono bussare alla porta, e una volta aperto, trovarono un sacco pieno di pane con il contrassegno dei gigli di Francia. In quel momento Francesco d’Assisi era alla corte di Luigi VIII, e leggenda vuole che il Santo avesse affidato agli angeli il pane per i suoi frati, chiesto per carità al re.

La tela del sacco fu conservata per tre secoli come tovaglia di altare. Nel Cinquecento cominciò ad essere spezzettata e distribuita come reliquia a diverse Chiese e ai fedeli.

Inoltre nel Convento si trova il sarcofago con il corpo del Conte Diego di Cavaniglia, realizzato dallo scultore Jacopo della Pila, per volere della vedova. L’opera è stata adottata come “Monumento degli innamorati”. La contessa vedova Margherita Orsini, infatti, nonostante fosse stata costretta a risposarsi, alla sua morte volle essere sepolta accanto al primo marito, ai piedi del suo sarcofago.

Quest’anno, in occasione della ricorrenza degli ottocento anni, c’è stata l’apertura della Porta Santa e per l’occasione di questo centenario, i frati della comunità hanno chiesto di avere la benedizione Papale, ottenendo l’indulgenza plenaria che durerà per l’intero anno.

E’ possibile visitare anche l’annesso e splendido Museo.

Nei primi giorni di ottobre si tiene sempre, ogni anno, la manifestazione Francesco D’Incanto.

“Francesco d’Incanto è una manifestazione che coniuga spiritualità, arte, cultura, spettacolo e storie. Si! Storie. La festa di San Francesco vista dall’esterno può sembrare solo una festa.
Non è così! Quei quattro giorni di musica e preghiera hanno cambiato la vita a tante persone che hanno avuto il coraggio di scrivere una nuova storia”.

Al ritorno dal Santuario vi consiglio di fermarvi ad uno dei tanti ristoranti del luogo dove troverete una prevalenza di piatti preparati a base di prodotti tipici irpini. Tra le eccellenze pasta fatta in casa, tartufi, carni alla brace, pollo, coniglio, tutto accompagnato da ottimi vini locali, Aglianico, Taurasi, oltre alle numerosa varietà di formaggi, salumi, castagne, noci, nocciole e fantastici dolci.

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